I Benedettini
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Il figlio più illustre dell’antica città di Norcia è certamente
San Benedetto, una delle figure più radiose del culto cristiano e
della civiltà, che qui nacque nell’anno 480 con la sorella gemella Santa
Scolastica.
In età adolescenziale lasciò la sua città natale per andare a studiare a
Roma. L’impero romano era crollato 18 anni prima con la deposizione
dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo.
Contemporaneo di Teodorico, Benedetto ne vide fallire nel sangue
l’ambizioso progetto di una pacifica convivenza con i Goti e i Romani; poté
assistere agli orrori della terribile guerra fra i Goti e i Bizantini per il
predominio dell’Italia (535-553), guerra che lasciò desolato e spopolato il
Paese tra stragi e pestilenze, e conobbe le pesanti interferenze
dell’imperatore bizantino Giustiniano in materia religiosa, con la
conseguente umiliazione dell’autorità papale.
La creazione della regola benedettina (famoso il motto “Ora et Labora”
che racchiude lo stile di vita dei monaci benedettini impegnati nel servizio
di Dio attraverso la preghiera e fedeli al lavoro come momento di generosa
solidarietà con l’uomo che faticosamente realizza se stesso riconoscendo nel
creato la provvidenza di Dio) e la fondazione, dai parte dei monaci seguaci
di San Benedetto, di numerosi monasteri in Italia ed in Europa, portarono ad
un lungo e fruttuoso processo di evangelizzazione dei popoli barbarici,
traghettando per secoli l’Europa intera attraverso i periodi più bui della
sua storia.
Questa capillare opera di edificazione e conversione compiuta dal Santo di
Norcia spiega quindi il titolo attribuitogli nel 1964 dal Papa Paolo VI di
“Patrono Principale d’Europa”. Fu infatti nei monasteri benedettini che si
formò lo spirito nuovo e la struttura dell’antico continente.
Le solenni Celebrazioni Benedettine a Norcia si svolgono in due
diversi periodi dell’anno: il 21 marzo, giorno in cui tutte
le Comunità Benedettine commemorano la morte del loro
fondatore, e l’11 luglio, giorno della festività di San
Benedetto secondo la Chiesa Cattolica Romana da quando Papa
Paolo VI proclamò il Santo di Norcia Patrono Principale
dell’intera Europa (1964). Una delle iniziative più
significative delle Celebrazioni è rappresentata dal viaggio
della “Fiaccola Benedettina della Pace”. Oltre che
importante espressione di amore e di devozione al grande
Patriarca Benedetto da parte dei suoi concittadini,
impegnati nella custodia e nella diffusione del suo grande
patrimonio spirituale, con il passare degli anni la Fiaccola
è divenuta uno strumento di dialogo ad altissimo livello tra
la piccola città di Norcia e le grandi istituzioni delegate
a guidare i popoli di tutto il mondo, sulla via dell’unità e
della pace.
La Ferrovia Spoleto Norcia
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Il collegamento con la Valnerina, e attraverso essa,
con l'Adriatico costituisce da sempre una priorità per
Spoleto. La ex ferrovia Spoleto - Norcia,
piccolo gioiello di ingegneria ferrovia chiusa nel 1968, metteva in
collegamento la trasversale Roma - Ancona con la
Valnerina, superando i contrafforti appenninici
con vertiginosi tratti elicoidali e arditi ponti e gallerie. La ferrovia
proseguiva per la stazione di Serravalle, nella
Gola del Corno, e permetteva ai pellegrini di
raggiungere il Santuario di Cascia; infine, la
ferrovia terminava nella piana di Norcia con una
stazione unita alla cittadina da un viale alberato.
Per le sue caratteristiche plano-altimetriche questa ferrovia è anche
chiamata Gottardo dell'Umbria, quasi una
ferrovia alpina che lungo 51 chilometri incontra 24 ponti e viadotti e
19 gallerie tutte di pregio architettonico.
Per decenni questa nuova via di comunicazione fu per studenti, lavoratori,
contadini, commercianti, pellegrini, viaggiatori, il modo più rapido,
confortevole, sicuro ed utilizzato per raggiungere i centri vicini.
Lasciata Spoleto, il treno affrontava una rampa in
salita raggiungendo il viadotto del Cortaccione e
con un percorso elicoidale il viadotto della Caprareccia,
quindi la stazione ed il valico omonimi. Il valico veniva attraversato con
la galleria della Caprareccia, lunga 1936 m, all'uscita della quale, in
discesa si affrontava il successivo percorso, con tornanti e due elicoidali,
fino al fondovalle del fiume Nera, ove si
incontrava la stazione di Sant'Anatolia di Narco.
Da qui in poi il percorso diveniva meno difficile, con pendenza massima del
20 per mille, raggiungendo Castel San Felice e
Piedipaterno, poi Borgo Cerreto
e la stazione Triponzo-Visso. Lasciando la vallata
del Nera la linea passava in quella dell'affluente
Corno raggiungendo Serravalle,
da cui, nelle intenzioni progettuali, sarebbe dovuta partire la diramazione
per Cascia. Infine la ferrovia entrava nella valle
del fiume Sordo, terminando la sua corsa nella
stazione di Norcia. E oggi? La riconversione a
greenway del percorso con forti accenti turistico-culturali e ambientali, è
stata concepita e ha avuto inizio con il nuovo millennio,
quando
è stato chiaro che questo esempio di archeologia industriale potesse essere
recuperato e declinato alla valorizzazione del territorio regionale. La
regione Umbria ha finanziato così gran parte degli
interventi oggi condotti da Umbria Mobilità che stanno mettendo in sicurezza
il percorso ricco anche di gole e corsi d’acqua. Recente è il recupero
della Stazione di Spoleto oggi diventata
Museo della Ferrovia e centro di documentazione
ferroviaria, dove è possibile rivisitare la storia della ferrovia e vedere
in un dettagliato plastico in scala 1:87 un tratto ferroviario già
ripristinato grazie al lavoro del gruppo Modellisti Ferroviari di Spoleto.
E' in funzione la Stazione di Sant'Anatolia di Narco
punto di informazione e servizi a supporto delle strutture ricettive
mentre la stazione di Serravalle è diventata
centro di sport ambientali; è in corso l'intervento PIAT che ha l'obiettivo
di consentire a ciclisti, pedoni e cavalieri la fruizione di ciascun
segmento della ex linea ferrata in condizioni di sicurezza. Domani?
All'orizzonte opportunità per riconnessioni culturali e fisiche, con la ex
Tramvia Terni-Ferentillo (chiusa nel 1960) per
giungere fino alla Cascata delle Marmore e con la
ciclabile Spoleto- Assisi, mirando a collegare
Norcia con Assisi nonchè
le città di San Benedetto e quella di San Francesco. Un impulso importante
quindi alla mobilità dolce dell'Umbria, che supportata dallo sviluppo di una
diretta nuova green economy, derivante da una oculata gestione e utilizzo di
rete, impianti, infrastrutture, può cominciare e cucire segmenti di
territorio contigui a vocazione lenta, garantendo la sostenibilità
ambientale ed economica, magari ricalcando orme e successi di "Svizzera
mobile".
La Fioritura di Castelluccio
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A dispetto di una natura che si lascia inseguire e mai
acchiappare, con la
Fiorita
di Castelluccio di Norcia proverbialmente imprevedibile,
ci
sono dei luoghi comuni da sfatare, per consolare gli ‘inconsolabili’ che
ogni anno, da maggio a luglio, si danno alla caccia della fioritura più
spettacolare del centro Italia. Pare, stando agli esperti, che non esista
assolutamente un “culmine” di due o tre giorni per l’esplosione di fiori
nelle valli della pianura incastonata tra i Sibillini, e che invece da fine
maggio a luglio inoltrato il susseguirsi di colori sia costante; sembra
inoltre che non tutti gli anni sia possibile ammirare il ‘rosso’, il
‘viola’, il ‘giallo, il ‘blu’, perché può darsi che per un anno un colore –
ovvero, una delle tante specie floreali – dia forfait. Conviene quindi
essere fatalisti per uno fenomeno naturale che ogni anno, a essere pazienti,
premia l’occhio e lo spirito, tanto da essere stata inserita tra i 101
paradisi naturali d’Italia. Fiorita in pole position insomma, comunque vada,
e ogni anno si moltiplicano i fotografi professionisti o amatori che sui
social media fanno competizione sul migliore scatto. Per diverse settimane,
la monotonia cromatica del pascolo dei Piani (il Pian Grande e il Pian
Perduto) si spezza in variazioni cromatiche che vanno dal giallo all’ocra al
rosso al blu al viola, con variazioni che si susseguono anche nell’arco di
una stessa giornata. Papaveri, lenticchie, narcisi, violette, genzianelle,
trifogli, viola Eugeniae, ranuncoli, asfodeli, acetoselle, margherite e
chissà cos’altro caratterizzano la tavolozza cromatica dei diciotto
chilomteri di distesa complessiva vicino al borgo di Norcia,
a 1300 metri
d’altitudine. Paradiso per l’occhio, per la macchina fotografica ma appunto
anche per lo spirito (e il corpo), la Piana di Castelluccio offre svariate
occasioni di relax, enograstronomico ma anche sportivo. Intanto con la
possibilità, armati di scarpe da trekking e di una buona sveglia mattutina,
di salire fino al vicino Monte Vettore, la vetta più alta dei Sibillini, che
domina la catena e conserva il suo antico appeal di luogo magico, poco
accessibile, stregonesco (le leggende in materia si sprecano); poi con il
parapendio, che nei giorni di Fioritura più accesa attira parecchi
aficionados; e anche con le escursioni a cavallo o a dorso d’asino (per il
trekking con gli asinelli esistono vari pacchetti ad hoc sui siti
turistici). Per i più pigri, un pic-nic in mezzo alla Piana, contenti di
quello che comunque si è rivelato, perché si sta pur sempre in uno dei
paradisi “segreti” d’Italia.
Il Teatro
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Il Teatro Civico di Norcia è stato progettato nel 1872 dall’architetto
perugino Domenico Mollaioli.
Prima del terribile incendio che nell’inverno del 1952 ne distrusse
totalmente l’interno, lasciando intatta la facciata, l’edificio era
strutturato in una sala a ferro di cavallo, tre ordini di palchi, una loggia
e un palcoscenico.
Oggi, a seguito dei lavori di restauro terminati nel 1995, l’interno si
presenta completamente ricostruito in funzionali forme moderne, con una
platea, una galleria e un ampio palcoscenico.
La popolazione nursina è attaccatissima al suo teatro, basti pensare che
Norcia dette nome alla maschera del “Norcino”, in voga nella Roma del
‘500-‘600, ma anche a Parigi nella seconda metà del ‘500. In questo stesso
periodo, inoltre, Norcia fu patria di noti autori di farse teatrali come
Virgilio Verucci, Aurelio Colizzi, Benedetto Trincia e G. Battista Fusconi.
Oggi la città annovera ben due compagnie teatrali: il Gad (Gruppo Artisti
Dilettanti) fondato da Anna Ferrari e Teatrotredici. A salvaguardia e
valorizzazione del teatro è attiva ormai da diversi anni anche
l’associazione “Amici del Teatro” che, insieme all’amministrazione comunale,
accoglie i rappresentanti di tutte le associazioni culturali nursine.